Il proctologo nell’antica Roma
- by Varriale Prof. Massimiliano
- 18 nov 2022
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Quest’oggi voglio ripercorrere con voi la storia della proctologia nell’antica Roma.
Il proctologo nell’antica Roma
Ai tempi della Repubblica Romana, la pratica medica era esercitata dal Capo famiglia (Pater Familias). Solo più tardi furono formate le prime corporazioni mediche dall’Imperatore Augusto e, da allora, quest’attività assunse la dignità professionale dovuta.
All’epoca erano ben conosciute le patologie proctologiche ed erano state già definite delle linee guida per il trattamento delle medesime, sia dal punto di vista farmacologico sia da quello chirurgico.
La maggior parte degli strumenti chirurgici giunti fino a noi sono stati ritrovati negli scavi di Pompei e, più recentemente, nella “casa del chirurgo” a Rimini. Tra gli utensili ve ne sono alcuni sicuramente destinati a un uso proctologico.
Nell’epoca Romana, infatti, vi era una suddivisione medica specialistica simile a quella attuale ed era presente la figura del chirurgo esperto in proctologia.
De re medica: le patologie ano rettali
Abbiamo pochi documenti che trattano di proctologia in quell’epoca e una delle figure più importanti in questo campo è stata quella di Aulo Cornelio Celso, nato nel 30 d.C., all’epoca di Tiberio. Invero, negli ultimi due libri della sua opera ”De re medica”, l’autore affronta gli argomenti chirurgici. Più specificamente, nel 30° capitolo del settimo libro, tratta delle patologie propriamente proctologiche come: le ragadi, le emorroidi, la stipsi e i condilomi.
È in questi testi che viene espresso, forse per le prime volte, il concetto per cui la terapia medica farmacologica può risultare inefficace, rendendosi necessario l’intervento manuale e chirurgico.
Sono interessanti gli approcci e i metodi di trattamento, riportati nell’opera, riguardo alcune patologie proctologiche che analizziamo di seguito.
Nell’opera viene, inoltre, descritto in modo dettagliato il trattamento delle ragadi: esse venivano trattate prima dell’intervento con dei clisteri e delle spugnature con acqua calda, quindi incise con un apposito strumento e medicate con il miele. Venivano, infine, forniti consigli dietetici da seguire nei giorni successivi, dapprima dei pasti a base di brodo, poi graduale ripresa di un’alimentazione normale.
Molto chiara è anche la descrizione della tecnica per il trattamento delle emorroidi. Nel testo si riportano le azioni da eseguire, dalla somministrazione di clisteri e spugnature di acqua calda, che hanno lo scopo di evidenziare le emorroidi, alla legatura e all'incisione, finendo con le medicazioni con farina d’orzo calda.
Continua poi con il trattamento della fistola perianale, di origine greca, che prevede l’introduzione nel canale fistoloso di una corda a due o tre capi. Tale cordicella doveva essere fatta scorrere alcune volte al giorno e, ogni tre giorni, doveva essere sostituita. A differenza dei greci, che trattavano solo le fistole callose, Celso estense tale procedura a tutti i tipi di fistole. È contemplato,inoltre, nell’uso della tecnica, anche eseguita correttamente, il ricorso all’incisione chirurgica.
Galeno di Pergano: il punto di riferimento medico fino al Rinascimento
Galeno di Pergamo (129 – 216 d.C.) è stata una figura fondamentale nella medicina greco-romana e influenzerà per secoli la pratica medica, dell’occidente e dell’oriente.
Parlare del suo operato è fondamentale poiché rappresenta uno degli autori più conosciuti di medicina dell’antica Roma e i suoi punti di vista domineranno il settore fino al Rinascimento.
Le sue opere, dal valore inestimabile, furono tradotte anche in arabo. Esse descrivono gli strumenti chirurgici utilizzati, greci e romani e rappresentano alcuni tra i più importanti testi e manuali di medicina, durante il periodo dell’imperatore Augusto.
Purtroppo, nonostante siano pervenuti molti suoi documenti, sono pochi i riferimenti alla proctologia, soprattutto rispetto all’opera di Celso.
Galeno, però, espone sulla patologia emorroidaria, che all’epoca veniva erroneamente confusa con il cancro: classifica le emorroidi in 5 tipologie e le definisce come un rilasciamento dei vasi del pavimento addominale. Descrive, inoltre, la tecnica per il trattamento delle stesse, cioè la legatura, facendo riferimento alle fistole perianali e mostrandosi favorevole alla tecnica chirurgica che si eseguiva con un particolare tipo di coltello, il siringotomo a profilo curvo.
Gli altri illustri: Eliodoro e Antillo
Altri medici e chirurghi autori del periodo Romano sono Eliodoro e Antillo i quali - secondo quanto riferisce Oribasio (325-403 d.C.), medico personale di Giuliano l’Apostata - descrivono dettagliatamente la patologia fistolosa e il suo trattamento.
Le fistole trattate sono di vario genere: complete e incomplete, con più o meno tramiti. A seconda del tipo varia la tecnica chirurgica,e a seconda di esse varia e viene riportata, a seconda della più indicata, la tecnica chirurgica.
Vengono inoltre descritti i vari tipi di strumenti, come il bisturi ad un taglio, il siringotomo, la sonda ottusa ed uno speculum (divaricatore) anale.
Le opere e i vari testi, purtroppo non giunti a noi, di Eliodoro e Antillo erano probabilmente dei veri e propri trattati di proctologia.
Altre citazioni, degne di nota, riguardanti le tecniche proctologiche furono quelle di Ezio di Amida (502-575 d.C.) e Paolo di Egina (VII secolo d.C. periodo bizantino).
Il primo, medico dell’Imperatore Giustiniano, ha espresso la sua preferenza per l’asportazione chirurgica delle emorroidi dopo l’esecuzione della “legatura”.
Il secondo , invece, ha descritto dettagliatamente sia le tecniche per il trattamento delle emorroidi sia delle fistole perianali.
Paolo di Egina, nei suoi scritti, afferma, anche dopo anni, il vecchio concetto ippocratico secondo cui la fuoriuscita di sangue dalle emorroidi permette l’eliminazione degli umori corrotti. In questo le emorroidi possono essere essiccate grazie a sostanze astringenti. Qualora non si ottengano risultati in questo modo, è necessario ricorrere a una puntura dei noduli emorroidari.
Vi sono, secondo l’autore, altri tipi di emorroidi che danno sanguinamento e che sono molto dolorose. In questi casi si può ricorrere al trattamento di tipo alimentare, attraverso l’assunzione di alcuni alimenti a base di pesce (seppie, torpedini e selaci) che favoriscono l’eliminazione degli umori.
Pur con le dovute considerazioni, la chirurgia e il trattamento delle patologie proctologiche hanno seguito, da quell’epoca, delle strade molto simili a quelle dell’antica civiltà greco-romana, fino alle più recenti visioni fisiopatologiche moderne. È innegabile che non ci siano state radicali modifiche delle metodiche in proctologia. Ciò denota che, nell’antichità, esistevano già delle nozioni di fisiopatologia valide che mancavano, però, di alcune possibilità tecniche per acquisire una visione più completa di alcune patologie, come il prolasso mucoemorroidario. Questo ha permesso solo ai giorni nostri di sviluppare tecniche veramente innovative, come l’intervento del dr. Longo.
Alla luce di tutto il nostro approfondimento, possiamo sicuramente sottolineare la profonda correlazione con le nostre tecniche e le loro origini negli anni dell’antica Roma.
Dobbiamo prendere atto dell’importanza della figura del chirurgo esperto in proctologia che, fin dall’antichità, è fondamentale nella suddivisione medico-specialistica.