La defecazione e il suo meccanismo
- by Varriale Prof. Massimiliano
- 4 ott 2022
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Ultimamente capita di trovare sui social post, meme e immagini varie che si propongono di spiegare il giusto modo di sedersi per agevolare la defecazione. Non di rado, però, capita di incappare in raffigurazioni sbagliate se non addirittura in vere e proprie fake news: ecco perché ho deciso di affrontare il tema, in chiave proctologica, per cercare di fare un po’ di chiarezza e di spiegare il meccanismo della defecazione.
Anatomia
Il retto-ano, il pavimento pelvico e il complesso muscolare sfinteriale interagiscono tra di loro e determinano la continenza anale e la defecazione.
Il retto, cioè l’ultima porzione del tubo digerente, grazie alle sue proprietà sia di viscosità sia di elasticità, possiede una notevole capacità di volume, pur mantenendo basse le pressioni. Preciso che con il termine “capacità” si intende la proprietà del retto a distendersi per accogliere una certa quantità di feci.
Il canale anale possiede, invece, nella sua porzione più interna o prossimale, un particolare tipo di recettori in grado di discriminare cosa contenga il retto, aria o feci, e se queste ultime siano liquide o formate, ovvero commiste ad aria.
Il complesso muscolare dello sfintere anale, infine, è costituito da:
- muscolo elevatore dell’ano;
- sfintere anale esterno;
- sfintere anale interno.
In particolare, il muscolo elevatore dell’ano costituisce lo sfintere anale esterno, avendo quello interno una diversa origine e collocazione, e determina anche il muscolo pubo-rettale, che avvolge il retto come fosse una fionda.
Lo sfintere anale interno è un ispessimento delle fibre muscolari, proprie dell’ultima porzione del retto, che giungono poi nel canale anale. Quest’ultimo, in virtù delle sue caratteristiche anatomiche e fisiologiche, possiede una capacità di contrazione di base che sviluppa una pressione superiore a quella che si genera nel retto vuoto.
La defecazione in proctologia
In proctologia, la continenza si basa per l’80% sull’attività dello sfintere anale interno. Ciò nonostante, il mantenimento di una condizione di base di contrazione proprio allo sfintere anale interno non determina la chiusura completa del canale anale: a ciò contribuisce, per il 20%, la contrazione dello sfintere anale esterno, che si dispone come un anello concentrico attorno allo sfintere anale interno e, per il 10%, i cuscinetti emorroidali.
Il muscolo pubo-rettale e il muscolo elevatore dell’ano contribuiscono ad angolare la parete anteriore del retto verso la sua porzione posteriore chiudendo l’accesso al canale anale delle feci. Le fibre nervose interagiscono tra loro, a livello essenzialmente locale: prima tra retto-ano e strutture muscolari ricche in recettori; poi a livello spinale sacrale e, infine, a livello del sistema nervoso centrale. Tali fibre nervose si distinguono in eccitatorie per lo sfintere anale interno e inibitorie per lo sfintere anale esterno; ed eccitatorie per lo sfintere anale esterno e l’elevatore dell’ano e inibitorie per lo sfintere anale esterno, così da creare dei corto circuiti che mettono in moto, con modalità simmetriche e contrapposte, il sistema sfinteriale interno ed esterno.
Processo defecatorio
La defecazione così, si basa su tre momenti essenziali, che vedono il coinvolgimento completo di tutte le porzioni anatomiche sopra elencate in maniera armonica:
- il riflesso retto rettale;
- il riflesso retto anale inibitorio;
- il riflesso retto anale eccitatorio.
Con il riflesso retto rettale, le feci raggiungono l’ampolla rettale in una certa quantità in grado di sviluppare una pressione che tende a superare quella vigente all’interno dello sfintere anale interno, primo baluardo della continenza.
A questo punto, si sviluppa il riflesso retto anale inibitorio per cui, lo sfintere anale interno, riducendo la sua contrattilità, permette l’avvicinamento delle feci alla prima porzione del canale anale dove, grazie ai recettori qui presenti, avviene la discriminazione del contenuto rettale in gas, feci liquide o solide.
Poi, inizia il riflesso retto anale eccitatorio, col quale lo sfintere anale esterno aumenta la sua pressione, contrastando l’azione di rilassamento dello sfintere anale interno: ciò permette il controllo ultimo della continenza permettendone la supervisione del nostro cervello e quindi della nostra volontà. Se, cioè, ci troviamo in un momento atto a recarci alla toilette, la contrazione dello sfintere anale esterno, dalla durata comunque limitata a qualche minuto, ci consentirà la continenza per il raggiungimento di un bagno; in caso contrario, la contrazione dello sfintere anale esterno permette l’aggiustamento della pressione di contenimento dello sfintere anale interno fino a quando non si ritorna alle condizioni di partenza consentendoci di poter attendere un momento socialmente migliore per procedere con l’atto defecatorio.
Conclusioni
Alla luce di quanto detto sin d’ora, si può capire come il processo di defecazione sia, in buona sostanza, un meccanismo innescato dalla distensione della porzione terminale dell'intestino crasso, ossia il retto. Viste le modalità del suddetto meccanismo defecatorio, l'evacuazione è agevolata se si assumono posizioni acquattate, così detta posizione “alla turca”, in cui l'addome venendo naturalmente compresso contro le cosce, favorisce i movimenti fisiologici di spinta intestinale, senza “strozzare” le feci nel loro percorso di fuoriuscita.