Ipnosi: l’approccio è scientifico, non si tratta di magia o spettacolo
- by Varriale Prof. Massimiliano
- 19 set 2023
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Siamo sicuri di conoscere veramente l’ipnosi?
Magia, teatralità, persone incapaci di controllare i propri pensieri e il proprio corpo che sono indotte dall’ipnoterapeuta a fare di tutto.
Nulla di tutto questo si può definire ipnosi o, perlomeno, non si tratta di ipnosi clinica e scientifica.
L’ipnosi, utilizzata da professionisti, consente ai pazienti di dialogare con il proprio inconscio e, al tempo stesso con il terapeuta.
Benessere, quindi, qualcosa di distante da show e spettacolo.
Una pratica antichissima
L’ipnosi è una disciplina che affonda le sue radici nel passato, la sua storia potrebbe quasi essere definita ‘millenaria‘.
Nell’antichità veniva praticata anche per scopi magici o rituali.
Infatti, la maggior parte di noi, pensando all’ipnosi ha proprio un’idea simile: magia, esoterismo, comportamenti indotti.
L’ipnosi, con il passare degli anni, è stata resa teatrale e spettacolare da individui che hanno storpiato il vero significato della disciplina.
Tuttavia, la teatralità che si è diffusa attorno a questa pratica ha ben poco di scientifico.
Ipnosi tradizionale e ipnosi ericksoniana
Per comprendere l’ipnosi, in generale, dobbiamo partire dal concetto di trance ipnotica.
La nostra attenzione, solitamente viaggia su un piano ‘corporeo’ di pensieri coscienti. La trance ipnotica, invece, consente all’individuo di guardarsi all’interno.
Tutti, indistintamente, abbiamo provato questa sensazione.
Vi è mai capitato, mentre stavate parlando con qualcuno, di sentire una musica a voi cara che generava in voi emozioni di diversa natura? L’attenzione verso il vostro interlocutore, a quel punto, risultava sempre più difficile e poco lineare. Questo perchè la nostra attenzione si ‘sdoppiava’ all’esterno (per ascoltare le parole) e all’interno (con il riaffiorare delle emozioni).
Ancora una distinzione.
L’ipnosi tradizionale è direttiva, la sua applicazione segue protocolli fissi e uguali quasi per tutte le persone. Il rapporto tra terapeuta e paziente è profondamente asimmetrico.
Con ipnosi ericksoniana, invece, si intende l’approccio teorico e pratico offerto da Milton Erickson, psichiatra e psicoterapeuta statunitense del ‘900.
“Questa pratica, all’interno di un contesto scientifico e di continua sperimentazione, perde l’aspetto spettacolare e manipolatorio che caratterizzava la vecchia ipnosi, per restituire potere alla persona, alle sue risorse e alla relazione con l’ipnoterapeuta”, spiega Nicoletta Gava, psicologa e psicoterapeuta.
Il rapporto diventa così un legame intenso e di profonda collaborazione, in cui l’ipnoterapeuta – esperto del metodo – aiuta la persona a osservarsi e riconoscersi per le capacità e peculiarità che le sono proprie, tra cui, appunto, la capacità di entrare in stato di trance.
Il terapeuta lascia che il suo inconscio entri in contatto con quello del paziente, facendosi guidare e cercando di conoscere la persona che ha davanti, i suoi problemi e le sue esigenze.
“Erickson, infatti, descrive l’inconscio come un luogo in cui vi sono le esperienze di vita (anche quelle dimenticate), capacità e potenzialità di ogni individuo. Non deve stupire che l’ipnosi ericksoniana porti le persone a scoprire lati creativi che non avrebbero mai immaginato di possedere”, continua Gava.
Erano già li, silenti, e aspettavano semplicemente di poter emergere.
Ipnosi ericksoniana e comunicazione
L’idea di base è che gli individui possano sviluppare problemi psicologici a causa dei propri schemi interpretativi della realtà, maladattivi e limitanti in quanto formatisi in seguito a un apprendimento disfunzionale e rigido.
Questa rigidità impedisce alla persona di conoscere e utilizzare le proprie capacità con il massimo vantaggio.
L’obiettivo della trance ipnotica consiste proprio nello sciogliere queste limitazioni apprese, proprie dei normali schemi di riferimento del paziente, e permettere che le ampie riserve delle loro potenzialità inconsce agiscano risolvendo il problema.
Anche per questo motivo, comunicazione e linguaggio giocano un ruolo fondamentale.
Facciamo un semplice esempio.
Un bambino si è appena rotto un braccio e i genitori lo portano in ospedale.
Un medico, guardando il bambino che si lamenta, gli dice:” Dai che non ti sei fatto nulla! Sei un ometto, non piangere, fai vedere ai tuoi genitori che sei grande”. Un altro dottore, invece:” Sono sicuro che tu stia provando un gran dolore in questo momento, ma per fortuna i tuoi genitori ti hanno portato da noi e saremo in grado di farti stare meglio tra pochissimo”.
Due diversi approcci, due diversi messaggi recepiti dal bambino.
La comunicazione ipnotica tra terapeuta e ‘paziente’, può seguire questa traccia.
A cosa serve l’ipnosi ericksoniana
Nell’ipnosi ericksoniana, il processo per mezzo del quale l’ipnoterapeuta induce l’ipnosi nel soggetto ipnotizzato è frutto dell’interazione tra paziente e ipnoterapeuta attraverso l’uso dei modelli linguistici, di osservazioni delle posture dell’interlocutore e di un uso particolare della voce, in modo da recuperare in una conversazione normale gli stati di trance dei suoi interlocutori, inducendoli in una trance ipnotica atta a realizzare un cambiamento terapeutico.
L’ascolto del paziente e l’osservazione del suo stile comunicativo, possono essere utili per indurre uno stato di trance ipnotica in modo del tutto naturale.
L’uso terapeutico dell’ipnosi ericksoniana è prevalentemente rivolto al controllo del dolore (in medicina, in psicologia clinica e in odontoiatria) e delle emozioni negative (disturbi d’ansia, attacchi di panico, rabbie, tristezze, dipendenze).
“Solitamente i miglioramenti sono visibili in poco tempo. Per esempio, per le persone che faticano a gestire l’ansia è possibile apprendere la tecnica dell’autoipnosi, con la quale è possibile portare avanti la propria giornata lavorativa e contemporaneamente concentrarsi sulla gestione del proprio stato d’animo ‘interno'”, aggiunge Gava.
Ipnosi e proctologia
“Tra ipnosi e proctologia (studio delle malattie a carico del colon-retto e ano) esiste un legame molto significativo: attraverso l’ipnosi è possibile eseguire, con il consenso del paziente, la visita proctologica con conseguente diagnosi e istituzione del corretto percorso terapeutico in condizioni dove, a causa del dolore, è difficile per il paziente stesso sottoporsi a visita“, spiega Massimiliano Varriale, medico chirurgo specializzato in proctologia.
L’ipnosi medica si prefigge lo scopo di migliorare il benessere del paziente. Si possono usare le parole per indurre benessere e istruire il paziente ad affrontare meglio la sua malattia, o sintomo, o esame strumentale, o intervento chirurgico, consapevolmente.
Il rapporto tra medico e paziente diventa allora la chiave di volta della comunicazione: la parola, come farmaco, evoca in chi ascolta, empatia, fiducia e speranza di poter vedere modificato in meglio un proprio malessere, legando gli attori in una relazione appunto paritaria e fiduciaria.
L’ipnosi, come nel caso del Dott. Varriale, è stata indotta in pazienti che avevano il terrore di sottoporsi alla visita.
L’anamnesi (raccolta delle informazioni del paziente) ha permesso al proctologo ipnologo di raccogliere al tempo stesso sia i dati clinici per l’inquadramento clinico del caso, sia di raccogliere tutte quelle informazioni preziose circa le caratteristiche intrinseche, emozionali e psicologiche del paziente tali da determinare la costruzione di un rapporto di fiducia.
La trance ipnotica applicata durante una visita proctologica presenta numerosi vantaggi.
Riduce i tempi di attesa per formulare una corretta diagnosi, riduce lo stress nel paziente, aumenta la fiducia nel medico e riduce i costi legati all’operazione, da eseguire altrimenti in ambulatori attrezzati e in presenza di anestesista.
Chi può praticare l’ipnosi in Italia?
L’ipnosi clinica, in Italia, può essere praticata esclusivamente dal personale sanitario autorizzato.
Quindi solo da Medici, Psicologi e Odontoiatri, iscritti, dopo regolare esame di Stato, ai rispettivi Ordini Professionali, e che abbiano conseguito un regolare titolo di studio post laurea presso Scuole di Specializzazione, pubbliche o private, riconosciute dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
Articolo originale su ilfont.it